EFT e le interazioni fra salute… e denaro
Salute e denaro. Due argomenti che, come mai la giriamo, ce li ritroviamo puntualmente all’ordine del giorno.
Avevo iniziato a scrivere il report per l’EFT WebCamp 20l4 ed avevo in mente una bella relazione a proposito, ma non sempre le cose vanno come vorremmo andassero… e così mi sono ritrovata in coda a scrivere quest’articolo assolutamente imprevisto.
Ebbene, incomincio citando una scritta ironica letta da un foglio che da qualche tempo sta attaccato ad una parete del negozio dove a volte vado a far spesa: “I soldi non sono un problema. I soldi non ci sono.” La cito perché il giorno che l’ho notata sono rimasta sorpresa di trovare frasi simili, a mio parere fuori luogo, in un posto dove quotidianamente circola di continuo una certa quantità di denaro, ma comunque indicativa perché mette in risalto quanto sia radicata ed accettata l’idea di scarsità che opprime buona parte dell’umanità anche laddove le evidenze mostrano l’esatto contrario.
Volendo tracciare un collegamento tra salute e denaro credo che in fondo basti dire che una persona in buona salute ha molte più probabilità di creare abbondanza di quante abbia una persona che non si sente bene fisicamente o psichicamente, come d’altrocanto una persona benestante – e la sola parola lo dice – ha molte più probabilità di mantenersi in buona salute di quante ne abbia una persona i cui mezzi non permettono di condurre una vita senza stress eccessivi dovuti a lotte continue per soddisfare almeno in parte i propri bisogni primari e secondari, o quelli della famiglia o comunità in cui vive.
Ovviamente non è il denaro di per se a mantenerci in buona salute, ma parte comunque avvantaggiato chi ce l’ha e ne fa buon uso investendolo in una buona alimentazione, indumenti adeguati alla stagione in corso, una casa comoda, un mezzo di trasporto funzionale, un’educazione e successivamente un lavoro per il quale si è portati o in mancanza di quello almeno la possibilità di coltivare qualche interesse personale, qualche hobby, la possibilità di permettersi qualche weekend o una bella vacanza per staccare la spina… ed altre cose che oltre al facilitare la vita portano in essa un senso di soddisfazione, serenità e pienezza che giovano a corpo e mente.
Nati e cresciuti in un sociale per lo più sofferente e vittimista che non di rado sembra masochisticamente godere del peso delle croci che porta appresso e addosso, pare difficile “lucidare la lampada” e far uscire il Genio. Non perché sia veramente difficile, bensì perché si è più o meno costantemente distolti tanto da voci esterne quanto da quelle interne che ripetono affermazioni, spesso sconcertanti perché ambivalenti, e convinzioni alquanto limitanti che sbarrano la strada all’ingegno, alla creatività, all’efficienza… insomma, a tutto quello che potrebbe risultare estremamente utile alla costruzione o manifestazione di un benessere individuale e sociale.
Per portare un esempio forse un po’ estremo ma allo stesso tempo banale di ciò che potrebbe essere una motivazione antagonistica in tema di salute e denaro potrei usare quello di una persona che avendo conseguito i diritti all’indennizzo mensile per invalidità tende a tenersela stretta perché con un miglioramento sostanziale delle condizioni di salute potrebbe perdere questa risorsa che per quanto lasci desiderare è comunque regolare e sicura. Rinunciare a questa a favore di un miglioramento delle condizioni di salute, in questo caso fisica, porterebbe tale persona ad uscire da una Zona Comfort. Uscire dalla Zona Comfort implica il cambiamento, il prendersi delle responsabilità, lo scontrarsi con i propri dubbi e liberarsi dalle proprie paure… trovare o ritrovare la fiducia in se stessi, nella propria forza e nelle proprie capacita’…
In effetti la Zona Comfort è tutt’altro che comoda. La si accetta per quel senso di protezione che offre in un determinato momento della propria evoluzione e ci si affeziona pure. La si potrebbe paragonare ad un ventre materno che, espandendosi a pari passo con il feto, gli permette fino ad un certo punto di svilupparsi, ma arrivati a quel punto per continuare a vivere è d’obbligo uscire e crescere.
Bene. Per non dilungarmi in teorie, se avete trovato interesse a seguire questa carrellata di webinars e reports offerti dall’EFT WebCamp ed adesso state leggendo queste righe, credo che siete arrivati anche voi alla giusta conclusione che per alzarsi in mongolfiera non basta riempire il telone, ma bisogna anche lasciare l’ancora e gettare la zavorra.
Prendiamo allora quest’immagine e allarghiamola su uno schermo davanti a noi. Volendoci aiutare in questa visualizzazione possiamo far finta di essere al cinema a vedere un film in 3D e fare letteralmente il gesto di mettere quei famosi occhiali che permettono di partecipare alla scena. Preparati a salire sulla sua mongolfiera, pronti per un’esperienza fantastica che allargherà la visuale dando un quadro chiaro e completo di una o più situazioni che da terra non si riescono a definire… e picchiettando i punti che solitamente usiamo nel praticare EFT, ma anche qualche punto extra che potrebbe richiamare la nostra attenzione, immaginiamo di aprire ad uno and uno i sacchi di zavorra e svuotarli lentamente, senza fretta, mentre la nostra mongolfiera si alza dolcemente allargando gli orizzonti e lasciando apparire agli occhi paesaggi nuovi o conosciuti, ma visti da altri e più ampi punti di vista. Continuiamo a picchiettare respirando il senso di libertà e leggerezza che ci dà il sentirsi al di sopra di ogni peso e problema… Picchiettando ringraziamo per questa esperienza congratulandoci con noi stessi per il coraggio e l’audacia d’essere saliti così in alto a fare tesoro di nuova consapevolezza da portare a terra… e passando con calma a svuotare la nostra mongolfiera atterriamo sicuri. Per radicarci ulteriormente possiamo mentalmente o gestualmente togliere gli occhiali 3D per uscire dalla scena.
Spero che questo breve esercizio di visualizzazione abbinato al picchiettamento vi sia d’aiuto nell’uscire dalle Zone Comfort… e vi auguro tanto buon EFT.