Finalmente mare!
Primo giorno di spiaggia, mio figlio Alberto è da più di un’ora in ammollo nell’acqua, sembra un delfino ed io, sotto l’ombrellone, con la piccola Ottavia, mi diverto a guardarlo.
Ad un tratto sento urlare “ Mammaaaaa” … quella voce che riconoscerei in mezzo a mille perché ha le stesse mie vibrazioni. Alberto corre verso di me, piangendo e urlando come disperato “Mamma mi ha punto una medusa!!!” , mostrandomi la pancia piena di bolle rosse (ne ho contate 7, fra pancia e spalle)
E adesso cosa faccio? Non so assolutamente come comportarmi per alleviare il dolore e il prurito di una puntura di medusa! Ammetto che un po’ di ansia è sopraggiunta nel vedere mio figlio che continuava a grattarsi e saltare come un grillo, il tutto accompagnato da un pianto disperato di sofferenza.
Nel frattempo la gente si avvicina: un signore mi dice di bagnare la pancia con l’acqua di mare, così invito Alberto a venire con me in acqua. Lui mi risponde in lacrime “Noooo, in acqua non ci torno più: ci sono le meduse!”.
Mi metto in ginocchio di fronte a lui e gli dico: “Alberto, mi dispiace molto perché stai soffrendo. Anche se non so cosa si fa in questi casi, proviamo comunque a bagnare la pancia con l’acqua di mare, stai tranquillo vengo con te.”
Gli porgo la mano ed insieme raggiungiamo il bagnasciuga e dopo esserci bagnati, una gentile signora mi porge uno stick per punture di meduse. Così mettiamo anche questo liquido ma in quel momento arriva il bagnino che mi dice: “Portiamolo a fare una doccia calda, vedrà che poi starà meglio”. Avrei forse potuto rispondergli “Aspettiamo, abbiamo appena utilizzato lo stick, se gli facciamo la doccia se ne andrà via il liquido”, ma Alberto continuava a lamentarsi, così ho detto: “Va bene, proviamo la doccia”, in fondo un bagnino se ne intende di meduse!
Così arriviamo alla doccia … uno strazio: pancia sempre più rossa e gonfia!
Passati questi 5 minuti in cui le abbiamo provate tutte o quasi, porto Alberto sotto l’ombrellone con me. Lui ancora si gratta e piange, io invece sono rientrata ‘in me’, sono più tranquilla e gli chiedo “vuoi fare EFT?”
Tra un singhiozzo e l’altro mi risponde di si, ed anche mio nipote, che due ore prima era stato punto da una medusa, si siede accanto a noi.
Così iniziamo tutti e tre a picchiettarci… le frasi le ho scelte io lasciando a loro, ovviamente, la possibilità di modificarle.
– Anche se una medusa mi ha punto e mi ha fatto molto male, mi amo e mi accetto completamento e profondamente.
– Sento dolore.
– Mi brucia molto.
– Ho tutta la pancia rossa e mi prude… la mia pancia sembra un peperone!
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Quella medusa è stata proprio birbona , eh?
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Mio nipote mi dice: “è stata cattiva”!! Alberto, sempre piangendo: “Sì, sì, proprio cattiva!!”
Continuando a picchiettarci, seguendo la sequenza di EFT, dico che le meduse abitano nel mare, quella è la loro casa. “Forse ha avuto paura di voi e per difendersi ha usato i suoi tentacoli.”
Adesso chiedo di dare un nome alla medusa e Alberto, interrompendo il suo pianto, risponde “MEDUSA ELETTRICA” (in effetti, la sensazione dev’essere stata proprio quella!)
“Mi piace questo nome, mi sembra perfetto!” rispondo io.
Ora cominciamo un altro giro, e nel punto Karate scelgo questa frase:
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Anche se sento ancora un po’ di dolore, mi apro alla possibilità di accettare ciò che ha fatto la Medusa Elettrica, perché mi amo e mi accetto completamente e profondamente.
– La medusa Elettrica si comporta secondo la sua natura.
– I tentacoli le servono per nutrirsi, muoversi e proteggersi.
– Quindi anche pungere fa parte della sua natura.
– La Medusa Elettrica punge per difendersi … da quei mostri di bambini!!
A questa frase, Alberto inizia a ridere… anche se alla domanda del cugino “Perché ridi?” lui dice che non sta ridendo, ma piange. (dal ridere, però).
Continua il tapping con le punte delle dita e chiedo ad Alberto quanto dolore/prurito ancora prova, durante i giri di EFT non si era grattato nemmeno una volta.
Risponde che c’è ancora “un pochino”, ma adesso è tranquillo.
Così, chiedo di fare tre respiri profondi e ricominciamo a picchiettarci solo con le punte delle mani, e suggerisco questa frase:
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“Adesso chiedo al mio corpo di lasciar andare questo prurito, questo bruciore…. ma non del tutto, eh! Ne tengo un pochino, quanto basta per ricordarmi di questa avventura con la medusa Elettrica”
Alberto sorride e mi dice che vuole andare a giocare sul bagnasciuga.
La nostra seduta di EFT sarà durata 10 minuti, ed io mi meraviglio sempre nell’osservare e nel percepire come in così poco tempo le persone cambino e le emozioni riescano a trasformarsi.
Certo EFT è servito anche per il dolore ed il prurito, forse per quelli sarebbe bastato lo stick o la doccia calda, ma questi non lo avrebbero aiutato ad affrontare un’emozione emersa, cioè la paura.
Aspetto fondamentale, un elemento che spesso si tralascia aspettando che col tempo passi da se… a volte accade ma a volte no.
Mi riferisco al terrore che Alberto ha manifestato, dopo la puntura, all’idea di rientrare in acqua: EFT ha praticamente spazzato via l’emozione in eccesso, che seppur plausibile, avrebbe potuto modificare in qualche modo il suo atteggiamento nei confronti del mare.
Infatti, dopo aver giocato qualche minuto sul bagnasciuga, si è rituffato in acqua come se nulla fosse accaduto e la sua vacanza è stata un bagno dopo l’altro!
Alberto ha raccontato a parenti ed amici la sua ‘ele
ttrizzante’ avventura con la medusa, mostrando a tutti la foto della sua pancia, spiegando, con una certa soddisfazione: “Adesso so cosa fare se dovesse capitare di nuovo a me o a qualcun altro, faccio EFT”.
Bene e adesso lo sapete anche voi.
Buon picchettamento.
Laura Bersellini